Da “separati in casa” lo sport non rema nello stesso verso

Per quanto falsata e solo di facciata, la percezione della salute dello sport in Italia è buona. Chiedendo alla gente, che ancora si interessa leggendo i giornali o guardando le manifestazioni in tv, la risposta è mediamente positiva.
Ed è, per certi versi, giusto così. A livello olimpico o di prestazioni di alto profilo – Sinner, Tamberi, Jacobs, Tortu, Palmisano, solo per citare alcuni nomi recentemente saliti alla ribalta – l’Italia è nazione di spicco e ci auguriamo che rimanga così per anni. Abbiamo infatti grande bisogno di modelli positivi, non solo nelle discipline più praticate, come calcio, pallavolo, ciclismo, nuoto, ma anche negli sport cosiddetti minori.

Dobbiamo però essere onesti e ricordare che la realtà dello sport in Italia è un po’ come un iceberg, del quale solo la minima parte emerge dall’acqua. Il resto è tutto sotto. Esiste un patrimonio sommerso, poco conosciuto e ancor meno considerato, di società sportive che aggregano e permettono di fare attività sportiva a milioni di ragazze e ragazzi, di giovani, di adulti ed anziani.

Questo è l’ambito di impegno degli Enti di Promozione Sportiva (qual è il Csi), che stanno fronteggiando grosse difficoltà per varie ragioni, da quelle economiche a quelle legate alla sempre più intricata rete normativa che sta scoraggiando tanti dirigenti di piccole e medio-piccole società sportive in Italia.

C’è tanto da fare per il bene dello sport.

E lo possiamo fare solo in un clima di collaborazione, con chiarezza di competenze, fra Eps, Federazioni e Dsa. Finora, purtroppo, queste diverse realtà non dialogano o, quanto meno, non per quanto sarebbe necessario e utile.

Bene ha fatto quindi il Presidente del Coni, Malagò, che martedì ha riunito in un unico importante incontro, presso il Salone d’Onore del Coni, tutte queste espressioni dello sport in Italia. Non le ha solo fatte incontrare, ma ha chiesto con forza che inizi un dialogo, che, se ci sono sassolini o sassoloni da togliersi, è bene farlo subito, per trasparenza e per chiarimenti e non insistere nell’equivoco di una gestione dello sport che dovrebbe vedere tutti remare nella stessa direzione ma che in realtà ci vede “separati in casa”. Non sono così ingenuo da pensare che basti un incontro, per quanto ben organizzato e ben gestito, a risolvere i tanti problemi che abbiamo di fronte, però almeno è un passo avanti di cui bisogna approfittare.

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