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Le scuse del CSI, ma non facciamoci contagiare dalla sindrome di medaglia

Le premiazioni spesso sono la parte più delicata di una manifestazione. Quante volte è capitato ad una società sportiva di commettere qualche errore nelle classifiche dimenticando qualcuno o invertendo le posizioni. Anche il CSI non è esente da sbagli. Più sono complesse ed articolate le premiazioni, più è ristretto il tempo per predisporre le graduatorie finali e più è facile commettere degli errori. Le scuse, coppe scambiate, riconoscimenti consegnati dopo qualche giorno e via di questo passo. È capitato anche negli eventi nazionali di non avere le medaglie da consegnare a tutti i premiati. Anche il CSI camuno non è esente da errori, l’ultimo domenica scorsa e ce ne scusiamo con tutti. Qualche arrabbiatura ma tutto passa alla svelta con le scuse dell’organizzazione e la comprensione da parte dei danneggiati. Può anche succedere che un regolamento possa contenere delle clausole che portano a scontentare qualcuno. Soprattutto quando si tratta della prima edizione di un evento. L’esperienza è fondamentale per ridurre il margine di errore. Alla fine della stagione le società sportive discuteranno e metteranno in campo le giuste contromisure. Sentirsi dire però che il CSI è causa dell’abbandono precoce dello sport da parte dei giovani solo perché le premiazioni finali di un trofeo regionale hanno deluso qualche atleta è francamente troppo. All’accusa si aggiunge l’invito a vergognarsi per come viene trattato lo sport giovanile. È evidente che non si conosce per niente la storia e l’attualità dell’impegno della nostra associazione. Si possono commettere errori ma accusare il CSI di levare la voglia di praticare sport ai ragazzi solo per qualche medaglia in più o in meno è esagerato. È un torto soprattutto alle decine di volontari che si impegnano nella promozione dello sport a tutti i livelli ma con un occhio di riguardo per i più piccoli. Arbitri, dirigenti, componenti di commissione, semplici aiutanti, tutti con lo sguardo rivolto allo sport giovanile. Non parliamo delle attività del CSI camuno con le scuole, questo è un dettaglio insignificante. Abbiamo sempre detto che è importante l’aspetto agonistico dello sport e quindi anche le medaglie e le coppe che sono il riconoscimento dell’impegno sportivo. Ma non deve essere solo questo. Il gioco deve prevalere ed è questo il messaggio dato con l’attività polisportiva che in Vallecamonica può vantare un’esperienza trentennale. Ci sono le lacrime per la mancata consegna di una medaglia? Siamo noi i primi ad essere dispiaciuti. Deve essere bravo l’allenatore educatore a far capire al bambino che lo sport non si ferma davanti a questo “torto”. Anzi da qui si deve ripartire per dare nuove e diverse motivazioni al ragazzo. E su questo aspetto da alcuni anni lavoriamo nei corsi di formazione degli allenatori. Contro la “sindrome di medaglia” dei genitori però è difficile combattere. E su questo punto dovremo prestare più attenzione nei prossimi anni.