Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque elemento acconsenti all'uso dei cookie.

La solitudine del numero uno

La solitudine del numero uno

Ci sono momenti e immagini simbolo da ricordare nel corso di una lunga e difficile stagione sportiva. L’abbraccio all’allenatore che abbiamo commentato qualche mese fa, le lacrime del portiere nelle finali disputate nei giorni scorsi. Il momento decisivo dei calci di rigore per decidere la classifica finale del torneo. Un giovane portiere da solo contro gli avversari per consentire alla propria squadra un piazzamento sul podio. Tanta tensione che, dopo il primo rigore realizzato dagli avversari, si scioglie in un’inattesa quanto naturale crisi di pianto. Vengono subito in mente le parole del poeta Umberto Saba:
“Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.”
La solitudine del portiere, il peso della responsabilità, la fragilità dei ragazzi. Nella poesia è un solo compagno di squadra che si avvicina per consolarlo dopo la rete subita, nella realtà della finale CSI sono stati gli arbitri, i suoi allenatori, gli allenatori e il portiere avversario ad avvicinarsi, a stringersi intorno a lui. E anche il pubblico non è restato indifferente. Poi il miracolo sportivo, il numero uno asciugate le lacrime torna in porta e para il rigore calciato dall’attaccante avversario. Gesto che non basta per vincere la finale, ma questo è un dettaglio insignificante. É la metafora della stagione del CSI Vallecamonica. Un anno ricco di difficoltà, affrontato spesso in solitudine prendendo delle decisioni complicate, a tratti con la voglia di piangere davanti ai continui ostacoli affrontati e all’impotenza di poterli superare in fretta. Poi si scopre che in effetti non siamo soli; intorno alla nostra Associazione ci sono tanti compagni di viaggio che ci sostengono ed accompagnano. Alcuni “avversari” critici nei nostri confronti ma che non ci fanno mancare una pacca sulle spalle, un incoraggiamento, un suggerimento prezioso. Alla fine anche se usciamo “sconfitti” da certe situazioni siamo convinti che la condivisione, il gioco di squadra alla lunga premia e così con rinnovata forza ritorniamo tra i pali nella solitudine e con il peso delle responsabilità del portiere consapevoli però della forza associativa del CSI. Grazie per questa ennesima lezione di vita.