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Il conflitto come forza propulsiva

Il conflitto come forza propulsiva

Chiude con un partecipato incontro in videoconferenza la prima parte della formazione riservata agli allenatori di calcio e pallavolo del CSI Vallecamonica. A condurre la lezione, seguita da una settantina di animatori sportivi, la pedagogista Francesca Astolfi da vent’anni impegnata in collaborazioni con le società sportive e con i servizi sociali. Un impegno a servizio dei bambini più fragili che si estende alla psicomotricità; da alcuni anni è una apprezzata relatrice nei corsi di formazione del CSI camuno. Per lei il compito di trattare il tema del conflitto, argomento importante, difficile e ricco di mille sfaccettature. La definizione di conflitto è stata affidata ai partecipanti che hanno associato a questa parola connotazioni molto negative: guerra, litigio, disputa, contrapposizione e altre ancora di questo tenore. Una definizione quasi “scontata” in questo momento storico con la guerra in atto. Alcuni allenatori hanno scelto parole completamente opposte come pace, confronto, dialogo e quotidianità. Ed è questo il tracciato scelto da Francesca Astolfi per trattare il tema del conflitto ritenuto necessario per crescere. “Non modifichiamo le situazioni senza il conflitto che ci fa andare oltre; i ragazzi hanno estremo bisogno di adulti che mediano per un’uscita positiva dal conflitto”. Ogni allenatore presenta una propria storia personale, convinzioni ed esperienze proprie che portano ad un conflitto interiore inevitabile, “non dobbiamo subirlo, mantenerlo, dobbiamo utilizzarlo come forza propulsiva”. Quindi agli allenatori non servono solo competenze tecniche ma, siccome hanno a che fare con delle persone, devono lavorare su loro stessi, capire cosa portano nella loro esperienza sportiva e confrontarsi con i ragazzi. Le indicazioni per affrontare un conflitto sono partite dalle risposte date dai partecipanti ad un test proposto dalla relatrice. “Se mi arrendo e lascio fare la situazione può degenerare nell’autolesionismo, al contrario se lo affronto come contrapposizione si può arrivare alla violenza”. Il confronto rende sano e positivo il conflitto, anche sportivo; servono dei punti fermi come ad esempio le regole e, soprattutto, chiarezza sul mandato educativo che vogliamo seguire. Le regole a questo proposito sono fondamentali perché “il dentro tutti non è educativo”, so possono dire anche dei no. Il confronto con la relatrice ha toccato anche il tema dei genitori che vanno condotti/coinvolti all’interno del patto educativo. “Decidiamo insieme, accumuniamo il linguaggio e non diamo per scontato nulla”. Delicato anche il tema del genitore che è allenatore della squadra, da alcune esperienze sono nati spunti interessanti di riflessione. La partita è un conflitto? Sì tra due gruppi “che come allenatori abbiamo l’opportunità di non far sfociare in “violenza”. Possiamo diventare degli educatori al conflitti quando facciamo un passo indietro e riconosciamo che la ragione non sta mai da una parte sola”. Lo sport è un conflitto sano basta avere chiaro il mandato educativo, questo il messaggio finale di Francesca Astolfi agli allenatori del CSI Vallecamonica.