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Tutti insieme dalla stessa parte

Tutti insieme dalla stessa parte

Ogni settimana ormai leggiamo fatti di cronaca legati a partite di calcio spesso del settore giovanile e, purtroppo, spesso capitate in Vallecamonica. Cronaca non sportiva ma che racconta incidenti, aggressioni, violenze e provvedimenti disciplinari. Anche il CSI non è esente da queste situazioni che vedono protagonisti gli arbitri, genitori e tifosi. Nel Comitato di Milano nelle ultime cinque giornate di campionato ci sono state quattro aggressioni fisiche ai direttori di gara. Nei nostri campionati non si arriva a tanto ma comunque ci sono state un paio di partite interrotte e le aggressioni verbali non sono state rare in questi mesi. Non siamo quindi immuni da queste situazioni e non pretendiamo campionati perfetti. Siamo i primi, con l’impegno educativo della nostra proposta sportiva, ad accogliere ragazzi e ragazze “complicati”che possono avere reazioni sopra le righe o società sportive che non hanno saldi valori educativi ma hanno solo voglia di divertirsi e quindi potenzialmente possono creare problemi. Nella pratica sportiva ci può stare la critica, l’agonismo esasperato e le lamentele, non si può però toccare la persona e il suo ruolo di servizio. Allora si varca un confine. Questa situazione è frutto di una concomitanza di elementi. Gli ultimi tre anni sono stati molto difficili per tutti e si sono accumulate tensioni che alcune volte trovano sfogo negli incontri sportivi. Alcuni genitori hanno aspettative molto alte dai loro figli, credono di avere in famiglia dei campioncini e tutti quello che ostacola la loro ascesa sportiva viene visto come qualcosa di inaudito compreso l’avere di fronte avversari più forti o compagni di squadra meno preparati. Rispettare le regole provoca a volte l’orticaria, meglio aggirarle oppure far prevalere la forza, la prepotenza per piegarle a proprio vantaggio o per annullarne gli effetti. In questa situazione si inserisce la figura dell’arbitro un ruolo che tutti sono capaci di criticare, ma che in pochissimi ormai hanno voglia di fare. Quando in sede si presenta qualcuno che chiede di poter diventare arbitro stupisce perfino noi, e non dovrebbe essere così. Lo ripetiamo spesso agli incontri con le società sportive: senza l’arbitro non si gioca. Gli arbitri del CSI camuno sono rimasti pochi, animati da una passione straordinaria, e c’è difficoltà a trovare nuovi e giovani direttori di gara. Come se ne esce da questa situazione complicata? Dobbiamo stare tutti dalla stessa parte, impegnati a dare vita ad uno sport che sia in grado davvero di educare alla vita. Abbiamo maglie e ruoli differenti ma alla fine siamo tutti uguali: gente innamorata dei giovani e dello sport, con l’idea fissa e stravagante di educare utilizzando un pallone o altri attrezzi sportivi.